Una storia d’amore e di morte nella Fortezza di Castrocaro: Margherita
Agli inizi del Duecento era in atto in Romagna una sanguinosa lotta tra le famiglie consanguinee dei conti Calboli di Forlì e dei conti di Castrocaro. Nel 1253, per porre fine alle gravi inimicizie e ai numerosi delitti, che per “mano del diavolo” (istigante diabolo) dividevano le due famiglie, papa Innocenzo IV autorizzò il matrimonio tra due giovani cugini appartenenti alle opposte famiglie: Guidone dei Calboli e Margherita dei Conti. I genitori di Margherita non avevano però considerato i sentimenti della figlia, che si oppose con fermezza al matrimonio con il cugino Guidone. Ma nonostante il suo fermo rifiuto le opportunità politiche prevalsero sull’amore di Margherita, e la data delle nozze venne fissata.
Margherita, che fino a quel giorno aveva amato profondamente la figura paterna, si trovò ad avere suo padre Bonifacio come “nemico”. La giovane Margherita vide così svanire il suo intenso sogno d’amore, e pervasa da profondo dolore giunse quindi all’estremo rifiuto. Per il suo sacrificio scelse la torre più alta del castello, dall’alto della quale, in una notte ventosa e senza luna, si lasciò cadere nel vuoto, ponendo così fine alla sua giovane e infelice vita.
Ancora oggi si racconta che in certe notti senza luna par di udire il suo pianto d’amore, che il vento porta a perdersi nella valle.
La famiglia dei Conti di Castrocaro fu una delle più agguerrite dell’Appennino romagnolo, e persino Dante si rammaricò della sua prolificità:
Le donne e ’ cavalier, li affanni e li agi
che ne ’nvogliava amore e cortesia
là dove i cuor son fatti sì malvagi.
O Bretinoro, ché non fuggi via,
poi che gita se n’è la tua famiglia
e molta gente per non esser ria?
Ben fa Bagnacaval, che non rifiglia;
e mal fa Castrocaro, e peggio Conio,
che di figliar tai conti più s’impiglia.
(Divina Commedia, Purgatorio)